lunedì 7 gennaio 2008

Dibattito sulla revisione degli enti comunitari







URBANIA – Inizieranno domani gli incontri ufficiali fra i presidenti delle Comunità montane e l’assessore regionale agli enti locali, Luigi Minardi, per definire la norma regionale di attuazione della legge finanziaria che dispone la riduzione del numero degli enti comunitari e la revisione delle loro dimensioni territoriali. Con l’obiettivo di ottenere, già in questo anno, quella riduzione di spesa, prevista dal governo in 33,4 milioni di euro in termini generali, che, per le sei Comunità montane della provincia di Pesaro e Urbino corrispondono a 100.000 euro per ente, cifre che dovranno raddoppiare nel 2009, per arrivare quindi complessivamente per le sei Comunità montane dell’entroterra pesarese, a 1,2 milioni di euro.

Una decisione che vede d’accordo i sei presidenti, ma che ha lasciato un retrogusto amaro. Insomma, la montagna ha partorito il classico topolino, secondo presidente della Comunità montana di Urbania Gabriele Giovannini, secondo cui i grandi progetti di riduzione di spesa della macchina statale, invocata da più parti, si sono ridotti ad una cifra pressoché irrisoria che però, per gli enti locali marginali delle aree interne, come le Comunità Montane su cui si è scaricata, significa tanto. Ma, nondimeno, la volontà di operare secondo le direttive della finanziaria non manca e gli incontri informali fra i presidenti delle sei Cm provinciali e con la Regione sono stati già numerosi. Con l’obiettivo di valutare le possibili strade da percorrere per raggiungere gli obiettivi di riduzione di spesa imposti dalla legge.

Una cosa è certa: per le Comunità montane sarà una vera e propria rivoluzione, a cui però si giungerà attraverso un’attenta fase di concertazione. La trattativa dovrà stabilire una riduzione del numero delle Cm che si potrà ottenere con diversi percorsi. Le sei Cm provinciali potranno accorparsi ridisegnando i confini territoriali specifici di ognuna, valutando anche l’eventuale auto-soppressione da parte di qualcuna, per passare ad una più semplice Unione dei Comuni. Il secondo passaggio dovrà riguardare anche la composizione dei consigli e delle giunte comunitarie, stabilendo sia i criteri di elezione dei consiglieri, sia il numero massimo degli stessi. Incontri e accordi imposti anche dalla necessità di evitare che sulle Cm si abbatta la spada di Damocle dei tagli statali in caso di scelta o impossibilità a non legiferare da parte della Regione. Una mannaia che non distinguerebbe fra enti virtuosi e non, Cm attive che operano e fanno progetti e altre magari che possono rientrare nella schiera degli enti inutili.

MARIO CRISCILLO

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