giovedì 3 gennaio 2008

Unità di intenti in Comunità montana







URBANIA – Il consiglio comunitario ha dedicato l’apertura dell’ultima seduta, convocata per l’approvazione del bilancio, alle sorti future dell’ente.

“Spiace molto – ha esordito il presidente Giovannini riferendosi alla legge finanziaria che, pure ammorbidita rispetto alla prima lettura del Senato, introduce norme per ridurre il numero delle Comunità montane e rivedere le loro dimensioni territoriali - dover constatare che, in un momento in cui la situazione economico–programmatica dell’ente è tale da non porre particolari problematiche per il futuro, approvando un bilancio senza tagli né aumenti tariffari, rischiamo che tutto venga smantellato per nuovi assetti, che sicuramente, almeno in una prima fase, rischiano di creare disagi molto pesanti per il territorio e i cittadini”.

Si è comunque dichiarato soddisfatto della riformulazione effettuata dalla Camera: “ci sembra assolutamente legittimo rimettere tutto in mano alle Regioni che, entro sei mesi, dovranno legiferare in merito alla riorganizzazione delle Comunità Montane in base ad una serie di parametri riguardanti la montanità, gli indici di popolamento, vecchiaia, viabilità, infrastrutture... Il nostro auspicio è di riuscire a salvaguardare una realtà che svolge un ruolo fondamentale per il territorio, qualificandosi sempre più, negli ultimi tempi, come ente di riferimento per l’associazione di servizi ed uffici. Ruolo ormai indispensabile al punto che tutti sono consapevoli che se la Cm dovesse essere chiusa sarebbe necessario aprire associazioni intercomunali per la gestione dei servizi”.

Se sindaci di diversa appartenenza politica, ha poi argomentato, hanno sottoscritto un documento a sostegno dell’ente, non è certo per difendere un ente inutile, ma al contrario perché convinti del ruolo strategico svolto per lo sviluppo di un territorio fragile e marginale.

“Se lo stesso capogruppo di minoranza presenta un documento di sostegno, questo significa che di fronte ad attacchi strumentali, la risposta va oltre la colorazione politica”.

Il capogruppo di minoranza Alfiero Marchetti, peraltro, non ha nascosto la sua amarezza per la soddisfazione espressa da più parti per la nuova versione, ormai definitiva della finanziaria che “contiene – ha detto – norme penalizzanti per l’ordine imposto alle Regioni di ridurre il numero delle Cm. È una vittoria di Pirro frutto di quel meccanismo politico che a livello centrale scarica le difficoltà di scegliere alle Regioni. È evidente che le Regioni in molti casi si atterranno alle indicazioni del governo e nel caso nostro, ammesso che si sopravviva, si potrebbe arrivare alla riduzione del numero di consiglieri da 30 a 9 e dei componenti la giunta da 7 a 3”.

MARIO CRISCILLO

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