martedì 3 giugno 2008

“Un progetto disomogeneo”







URBANIA – La giunta regionale ha approvato nei giorni scorsi la proposta di legge di riforma delle Comunità Montane che ora passa all’esame dell’aula. Rispetto alla bozza circolata nei giorni precedenti, i nuovi ambiti passano da sette a nove, mentre rimangono tre quelli della provincia di Pesaro e Urbino, con qualche aggiustamento territoriale. Invariato quello di Novafeltria, si aggiungono tre Comuni a quello di Cagli (Fossombrone, Fratte Rosa e S. Lorenzo in Campo) e cinque a quello di Urbania (Auditore, Fermignano, Sassocorvaro, Tavoleto e Urbino) che passano da 17 a 22. Altra novità è costituita dalla composizione della giunta che comprende tutti i sindaci dei Comuni aggregati. “La proposta di legge, – è il parere del presidente della Cm di Urbania, Gabriele Giovannini - in termini generali, è una buona riforma Ma contiene aspetti che dovranno essere modificati durante la fase di approvazione in Commissione ed in Consiglio”.

Nello specifico come giudica l’ambito due, che aggrega la Cm di Urbania con quella del Montefeltro?

“E’ disomogeneo rispetto agli altri ambiti e sarebbe stato certamente più funzionale una aggregazione territoriale diversa. Ma può essere un vantaggio in termini di rappresentanza e di capacità di mediazione delle istanze del territorio nei vari tavoli di concertazione. Ritengo inoltre che lo sviluppo di un’area montana sia legato ad una forte necessità di integrazione fra realtà strettamente montane e realtà più vallive. Ambiti troppo piccoli e specificatamente montani avrebbero più difficoltà a promuovere uno sviluppo auto-sostenibile e sarebbero strettamente legati a specifici e sempre più esigui fondi di sostentamento. È evidente che un ambito così ampio presuppone una efficace organizzazione dei servizi associati prevedendo sedi decentrate rispetto alla futura sede della Cm”.

In termini di efficacia come giudica la composizione della nuova giunta?

“Un esecutivo composto da ventidue sindaci rischia di essere un organo non sufficientemente snello per affrontare una efficace e quotidiana azione di governo”.

In linea generale queste riforme raggiungono l’obbiettivo prefissato?

“Ritengo che tutta l’operazione sia stata dettata solo dalla necessità di dare una risposta frettolosa all’ondata di polemica sui costi della politica facendo leva a sproposito sulla legge finanziaria strumento non adeguato per riforme delle amministrazioni locali. Si è fatto un gran movimento per arrivare alla fine a risparmiare cifre assolutamente insignificanti andando a creare non pochi problemi alle aree interne già svantaggiate e marginali. Come sempre succede i veri centri di potere e di spesa pubblica non sono stati neanche sfiorati. Le Cm erano l’anello debole ed era certamente più facile trasformarle in capri espiatori”.
MARIO CRISCILLO

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